Gangitani Illustri Archivi - Comune di Gangi https://www.comune.gangi.pa.it/argomento-turismo/gangitani-illustri/ Un nuovo sito targato WordPress Wed, 08 Jan 2020 10:28:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 Andrea Bonanno https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/2368-2/ Tue, 24 Dec 2019 08:37:20 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2368 Intagliatore lapideo, visse fra la seconda metà del XVII secolo ed il primo decennio del XVIII secolo. Faceva parte di una famiglia di scalpellini, marmorari e muratori. Nel 1576 partecipa insieme a Gaspare Bonanno (forse padre di Andrea) e ad altre maestranze, alla ricostruzione della chiesa di S. Caterina sotto il titolo dello Spirito Santo. Intorno al 1580 ne esegue i portali in pietra; ancora oggi in quello maggiore si vede la firma ME FECIT ANDREA BONANNO. Eseguì varie opere in pietra, soprattutto portali ma anche chiese e campanili, a Gangi e nelle Madonie, a Tusa, Collesano e perfino a Cefalù.

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Intagliatore lapideo, visse fra la seconda metà del XVII secolo ed il primo decennio del XVIII secolo. Faceva parte di una famiglia di scalpellini, marmorari e muratori.

Nel 1576 partecipa insieme a Gaspare Bonanno (forse padre di Andrea) e ad altre maestranze, alla ricostruzione della chiesa di S. Caterina sotto il titolo dello Spirito Santo. Intorno al 1580 ne esegue i portali in pietra; ancora oggi in quello maggiore si vede la firma ME FECIT ANDREA BONANNO.

Eseguì varie opere in pietra, soprattutto portali ma anche chiese e campanili, a Gangi e nelle Madonie, a Tusa, Collesano e perfino a Cefalù.

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Giuseppe Salerno https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/giuseppe-salerno/ Tue, 24 Dec 2019 08:36:49 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2366 Nacque a Gangi intorno al 1570; sembra che abbia appreso i primi rudimenti dell’arte pittorica da Pietro De Bellio originario di Enna, che lavorava a Gangi. Il Salerno abitava nel quartiere di San Paolo vicino la bottega del De Bellio e per questo la frequentava, come così pure il Vazzano. In Seguito il Vazzano si trasferì a Palermo dove frequentò la bottega del più rinomato pittore dell’epoca, Giuseppe Alvino detto il Sozzo. E’ possibile che anche il Salerno, in un primo tempo abbia frequentato gli ambienti artistici palermitani ma la sua città natale fu il centro della sua arte; qui nel 1598 sposò Vincenza d’Uro di Nicosia e qui, a Gangi, aprì una propria bottega. Spesso veniva chiamato per dipingere nei paesi vicini, dove firmava alcune opere con lo pseudonimo “Zoppo di Gangi“. Allora erano i nobili e il clero a commissionare queste opere, che oggi si trovano sparse in tutta la Sicilia. Morì nel 1633 e la sua salma si trova presso la chiesa della Madonna della Catena. Il suo capolavoro è il Giudizio Universale del 1629 conservato presso la chiesa madre di Gangi.

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Nacque a Gangi intorno al 1570; sembra che abbia appreso i primi rudimenti dell’arte pittorica da Pietro De Bellio originario di Enna, che lavorava a Gangi.

Il Salerno abitava nel quartiere di San Paolo vicino la bottega del De Bellio e per questo la frequentava, come così pure il Vazzano. In Seguito il Vazzano si trasferì a Palermo dove frequentò la bottega del più rinomato pittore dell’epoca, Giuseppe Alvino detto il Sozzo.

E’ possibile che anche il Salerno, in un primo tempo abbia frequentato gli ambienti artistici palermitani ma la sua città natale fu il centro della sua arte; qui nel 1598 sposò Vincenza d’Uro di Nicosia e qui, a Gangi, aprì una propria bottega.
Spesso veniva chiamato per dipingere nei paesi vicini, dove firmava alcune opere con lo pseudonimo “Zoppo di Gangi“. Allora erano i nobili e il clero a commissionare queste opere, che oggi si trovano sparse in tutta la Sicilia.

Morì nel 1633 e la sua salma si trova presso la chiesa della Madonna della Catena. Il suo capolavoro è il Giudizio Universale del 1629 conservato presso la chiesa madre di Gangi.

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Gaspare Vazzano https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/gaspare-vazzano/ Tue, 24 Dec 2019 08:36:10 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2364 Nacque a Gangi intorno agli anni 1560/65. Nel periodo dell’adolescenza frequentò la bottega di Pietro de Bellio assieme al Salerno, ma in seguito si trasferì a Palermo presso la bottega di Giuseppe Alvino detto il Sozzo; questa collaborazione durò per parecchi anni. Nel 1586 sposò un certa Agata de Basilio di Palermo e, divenuto ormai un vero e proprio maestro dell’arte pittorica, impiantò una propria bottega nell’antica strada di S. Domenico. Dai documenti dell’epoca viene ricordato come maestro Gaspare Bazano lo Zoppo. Produsse molte opere in tutta la Sicilia, a volte aiutato anche dal figlio Leonardo, anch’egli pittore. Il Vazzano lavorò assiduamente fino al 1624, anno in cui a Collesano firmò gli affreschi del cappellone della chiesa Madre, ultima opera conosciuta dell’artista che amava firmarsi lo Zoppo di Gangi.

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Nacque a Gangi intorno agli anni 1560/65.

Nel periodo dell’adolescenza frequentò la bottega di Pietro de Bellio assieme al Salerno, ma in seguito si trasferì a Palermo presso la bottega di Giuseppe Alvino detto il Sozzo; questa collaborazione durò per parecchi anni.

Nel 1586 sposò un certa Agata de Basilio di Palermo e, divenuto ormai un vero e proprio maestro dell’arte pittorica, impiantò una propria bottega nell’antica strada di S. Domenico. Dai documenti dell’epoca viene ricordato come maestro Gaspare Bazano lo Zoppo.

Produsse molte opere in tutta la Sicilia, a volte aiutato anche dal figlio Leonardo, anch’egli pittore. Il Vazzano lavorò assiduamente fino al 1624, anno in cui a Collesano firmò gli affreschi del cappellone della chiesa Madre, ultima opera conosciuta dell’artista che amava firmarsi lo Zoppo di Gangi.

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Filippo Quattrocchi (1738 – ) https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/filippo-quattrocchi-1738/ Tue, 24 Dec 2019 08:35:46 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2362 Filippo Quattrocchi, scultore ligneo gangitano attivo fra settecento ed ottocento, nacque in Gangi da Gandolfo Quattrocchi e da Rosalia Nicosia. Sulla data di nascita si presentarono dei dubbi, infatti sulla scia di quanto asserito dal Naselli, il quale, aveva ritenuto sufficiente l’atto di battesimo registrato il giorno 8 ottobre 1734 nel quale figurava un bimbo, figlio dei due coniugi Quattrocchi, di nome Giuseppe Filippo. Il ritrovamento di quell’atto fu dunque bastevole per dare al nostro artista una data di nascita certa. Un’ulteriore ricerca condotta dall’Architetto Salvatore Farinella, ha rinvenuto un atto di battesimo, successivo al primo di quattro anni, quest’ultimo inedito documento, datato 13 febbraio 1738, si riferisce ad un bambino, anch’esso nato da Gandolfo Quattrocchi e da Rosalia Nicosia, al quale vennero imposti i nomi di Filippo Cataldo Gioacchino. A questo punto appare certo ritenere proprio quest’ultimo atto come il più attendibile e nessun dubbio rimane sulla corretta data di nascita del nostro artista, riconducibile pertanto al 13 febbraio 1738; tanto è vero che il Rivelo presentato da Gandolfo Quattrocchi il 10 novembre 1747 conferma la presenza in famiglia sia di un primogenito di nome Giuseppe, di 12 anni, sia di un secondogenito Filippo che a quell’epoca ha 9 anni. Alla famiglia paterna di modeste condizioni si affiancava la famiglia materna più agiata e soprattutto più interessante in quanto il giovane Filippo aveva due zii materni, Nicolò (falegname) e Giovanni (pittore) presso le cui botteghe Filippo fece l’apprendista. Fin da bambino mostrò una spiccata tendenza per il disegno, abbozzando figurine ben fatte sui quaderni, sui muri o dovunque gli fosse capitato, e per la plastica, modellando in creta dei santini e dei cavalieri. Data la versatilità, il padre pregò l’Architetto Gandolfo Felice Bongiorno, il quale amorevolmente aderì all’invito di impartire al ragazzo lezioni di disegno. Filippo approfittò moltissimo di tale avviamento, che poi continuerà a Palermo presso il laboratorio di un solerte scultore del tempo. Qui il giovane Filippo divenne artista di scalpello. Tornato in Gangi, aprì lui stesso bottega ed iniziò la sua carriera. Da qui eseguiva le diverse committenze che arrivavano da Palermo, da diversi paesi dell’isola e specialmente dalla Madonie. Le opere erano per lo più destinate per le principali chiese, su incarico ed ad spesa delle relative confraternite. Tra le opere del Quattrocchi site in Gangi, annoveriamo il gruppo dell’Annunziata, nella chiesa di S. Maria, il quale, sia per la bellezza e la perfezione di linee sia per l’espressione delle figure sia per la naturalezza della scena, come per la pitturazione è stato proclamato il capolavoro. Segue la statua di San Gaetano nella chiesa della Madrice, la Vergine del Rosario nella chiesa della Catena, la Madonna degli agonizzanti nella chiesa di S. Cataldo, il Crocifisso dei Cappuccini (che porta sulla fascia, che ne copre i lombi la firma dell’autore), la Madonna della Catena nella chiesa omonima, la Madonna di Gibilmanna e S. Vito nella chiesa di S. Maria, S. Filippo e l’Angelo Custode nella chiesa del Salvatore, S. Domenico, S. Eligio, un piccolo S. Luigi e S. Antonio nella Madrice. Numerose e di gran pregio le opere destinate a molti paesi di Sicilia e come avevamo detto in precedenza nei paesi delle Madonie.

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Filippo Quattrocchi, scultore ligneo gangitano attivo fra settecento ed ottocento, nacque in Gangi da Gandolfo Quattrocchi e da Rosalia Nicosia.

Sulla data di nascita si presentarono dei dubbi, infatti sulla scia di quanto asserito dal Naselli, il quale, aveva ritenuto sufficiente l’atto di battesimo registrato il giorno 8 ottobre 1734 nel quale figurava un bimbo, figlio dei due coniugi Quattrocchi, di nome Giuseppe Filippo.
Il ritrovamento di quell’atto fu dunque bastevole per dare al nostro artista una data di nascita certa.
Un’ulteriore ricerca condotta dall’Architetto Salvatore Farinella, ha rinvenuto un atto di battesimo, successivo al primo di quattro anni, quest’ultimo inedito documento, datato 13 febbraio 1738, si riferisce ad un bambino, anch’esso nato da Gandolfo Quattrocchi e da Rosalia Nicosia, al quale vennero imposti i nomi di Filippo Cataldo Gioacchino.

A questo punto appare certo ritenere proprio quest’ultimo atto come il più attendibile e nessun dubbio rimane sulla corretta data di nascita del nostro artista, riconducibile pertanto al 13 febbraio 1738; tanto è vero che il Rivelo presentato da Gandolfo Quattrocchi il 10 novembre 1747 conferma la presenza in famiglia sia di un primogenito di nome Giuseppe, di 12 anni, sia di un secondogenito Filippo che a quell’epoca ha 9 anni.

Alla famiglia paterna di modeste condizioni si affiancava la famiglia materna più agiata e soprattutto più interessante in quanto il giovane Filippo aveva due zii materni, Nicolò (falegname) e Giovanni (pittore) presso le cui botteghe Filippo fece l’apprendista.

Fin da bambino mostrò una spiccata tendenza per il disegno, abbozzando figurine ben fatte sui quaderni, sui muri o dovunque gli fosse capitato, e per la plastica, modellando in creta dei santini e dei cavalieri. Data la versatilità, il padre pregò l’Architetto Gandolfo Felice Bongiorno, il quale amorevolmente aderì all’invito di impartire al ragazzo lezioni di disegno.

Filippo approfittò moltissimo di tale avviamento, che poi continuerà a Palermo presso il laboratorio di un solerte scultore del tempo. Qui il giovane Filippo divenne artista di scalpello.

Tornato in Gangi, aprì lui stesso bottega ed iniziò la sua carriera. Da qui eseguiva le diverse committenze che arrivavano da Palermo, da diversi paesi dell’isola e specialmente dalla Madonie. Le opere erano per lo più destinate per le principali chiese, su incarico ed ad spesa delle relative confraternite.

Tra le opere del Quattrocchi site in Gangi, annoveriamo il gruppo dell’Annunziata, nella chiesa di S. Maria, il quale, sia per la bellezza e la perfezione di linee sia per l’espressione delle figure sia per la naturalezza della scena, come per la pitturazione è stato proclamato il capolavoro.

Segue la statua di San Gaetano nella chiesa della Madrice, la Vergine del Rosario nella chiesa della Catena, la Madonna degli agonizzanti nella chiesa di S. Cataldo, il Crocifisso dei Cappuccini (che porta sulla fascia, che ne copre i lombi la firma dell’autore), la Madonna della Catena nella chiesa omonima, la Madonna di Gibilmanna e S. Vito nella chiesa di S. Maria, S. Filippo e l’Angelo Custode nella chiesa del Salvatore, S. Domenico, S. Eligio, un piccolo S. Luigi e S. Antonio nella Madrice.
Numerose e di gran pregio le opere destinate a molti paesi di Sicilia e come avevamo detto in precedenza nei paesi delle Madonie.

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Michelangelo Salvo (1822-1888) https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/michelangelo-salvo-1822-1888/ Tue, 24 Dec 2019 08:35:17 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2360 Pittore. Tra le sue più belle opere ricordiamo la “Pietà” e la “Madonna delle Grazie”, custodita nella chiesa Madre di Gangi. Le pitture di Michelangelo Salvo non sono prive di interesse e sono di un certo valore artistico. In esse il pittore trasfuse tutta la bontà della sua anima intonata alle più pure virtù e alla carità cristiana. Fin da bambino aveva mostrato una profonda inclinazione per l’arte del disegnare; infatti il padre lo mandò a Palermo a studiare disegno e pittura, facendo rapidi progressi tanto da essere in grado, dopo alcuni anni, di eseguire con molta abilità tecnica dei dipinti. Tra le più belle opere “La Pietà” e i dipinti attorno al Battistero nella Chiesa Madre, la “Madonna delle Grazie” nella chiesa omonima, gli affreschi nella cappella di S. Antonio, la tela con le “Pie Donne”, l’altra di “S. Francesca Romana” nella chiesa Madre, il dipinto su tela “Abramo e Isacco” e quello di “S. Veronica” nella chiesa di Piedigrotta e molti quadri ad olio, proprietà di privati.

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Pittore. Tra le sue più belle opere ricordiamo la “Pietà” e la “Madonna delle Grazie”, custodita nella chiesa Madre di Gangi.

Le pitture di Michelangelo Salvo non sono prive di interesse e sono di un certo valore artistico. In esse il pittore trasfuse tutta la bontà della sua anima intonata alle più pure virtù e alla carità cristiana.

Fin da bambino aveva mostrato una profonda inclinazione per l’arte del disegnare; infatti il padre lo mandò a Palermo a studiare disegno e pittura, facendo rapidi progressi tanto da essere in grado, dopo alcuni anni, di eseguire con molta abilità tecnica dei dipinti.

Tra le più belle opere “La Pietà” e i dipinti attorno al Battistero nella Chiesa Madre, la “Madonna delle Grazie” nella chiesa omonima, gli affreschi nella cappella di S. Antonio, la tela con le “Pie Donne”, l’altra di “S. Francesca Romana” nella chiesa Madre, il dipinto su tela “Abramo e Isacco” e quello di “S. Veronica” nella chiesa di Piedigrotta e molti quadri ad olio, proprietà di privati.

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Felice Balsamello (1854-1919) https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/felice-balsamello-1854-1919/ Tue, 24 Dec 2019 08:34:51 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2358 Inventore, scrittore. L’invenzione che lo rese noto al mondo intero fu la “palla nautica“. Sette le sue pubblicazioni, in materia Scientifica, ma anche religiosa (era un forte credente). Curiosità, il fatto che il suo genio non era stato aiutato dallo studio, infatti aveva potuto solo prendere la licenza elementare per poi iniziare a lavorare come manovale.

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Inventore, scrittore.
L’invenzione che lo rese noto al mondo intero fu la “palla nautica“.

Sette le sue pubblicazioni, in materia Scientifica, ma anche religiosa (era un forte credente). Curiosità, il fatto che il suo genio non era stato aiutato dallo studio, infatti aveva potuto solo prendere la licenza elementare per poi iniziare a lavorare come manovale.

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Salvatore Milletarì (1828-1902) https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/salvatore-milletari-1828-1902/ Tue, 24 Dec 2019 08:34:20 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2356 Nacque a Gangi il 25 dicembre 1828 da Giuseppe Milletarì e da Giovanna Mendola. Dopo le scuole primarie e secondarie, frequentò l’università di Palermo, completando gli studi nella facoltà di medicina e chirurgia. Dopo due anni dalla laurea vinse il concorso di condotta medica e si trasferì a Gangi. Aggiungendo alle solide basi dello studio universitario e dei due anni di pratica ospedaliera, svolta nell’Ospedale e nelle Cliniche Universitarie, diventò il mago dell’arte medica. Queste sue doti non erano apprezzate solo a Gangi ma anche nei centri vicini dove veniva spesso chiamato e consultato. Fu esperto nell’arte chirurgica e i suoi interventi operatori destavano grande ammirazione e meraviglia dato i primi mezzi di disinfezione e di sterilizzazione del materiale operatorio e dell’ambiente poco adatto e male attrezzato della sala operatoria dell’Ospedale Civico locale. Operava di cataratta come un provetto oculista, eseguiva anche interventi di estrazioni di calcoli su questo è rimasto un detto “Don turiddu scippa petri e metti petri” alludendo alla estrazione dei calcoli e alla costruzione di una villa nei pressi dell’abitato, al Piano Ospedale. In questa villa era solito passare con la famiglia buona parte dell’anno, da qui di buon mattino saliva con la sua asinella in paese per compiere il giro delle visite domiciliari e per ultimo raggiungeva l’Ospedale Civico. Nell’esercizio professionale non fu affatto venale ma molto generoso, tanto da distribuire a chi ne aveva bisogno oltre ai soldi per le medicine per acquistare anche generi alimentari. Per le sue attività avrebbe potuto accumulare un discreto patrimonio ma data la sua grande generosità morì povero all’età di 73 anni il 19 marzo 1902, si dice che le spese del funerale sono state offerte spontaneamente dai cittadini.

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Nacque a Gangi il 25 dicembre 1828 da Giuseppe Milletarì e da Giovanna Mendola.

Dopo le scuole primarie e secondarie, frequentò l’università di Palermo, completando gli studi nella facoltà di medicina e chirurgia.

Dopo due anni dalla laurea vinse il concorso di condotta medica e si trasferì a Gangi. Aggiungendo alle solide basi dello studio universitario e dei due anni di pratica ospedaliera, svolta nell’Ospedale e nelle Cliniche Universitarie, diventò il mago dell’arte medica. Queste sue doti non erano apprezzate solo a Gangi ma anche nei centri vicini dove veniva spesso chiamato e consultato.
Fu esperto nell’arte chirurgica e i suoi interventi operatori destavano grande ammirazione e meraviglia dato i primi mezzi di disinfezione e di sterilizzazione del materiale operatorio e dell’ambiente poco adatto e male attrezzato della sala operatoria dell’Ospedale Civico locale.
Operava di cataratta come un provetto oculista, eseguiva anche interventi di estrazioni di calcoli su questo è rimasto un detto “Don turiddu scippa petri e metti petri” alludendo alla estrazione dei calcoli e alla costruzione di una villa nei pressi dell’abitato, al Piano Ospedale.
In questa villa era solito passare con la famiglia buona parte dell’anno, da qui di buon mattino saliva con la sua asinella in paese per compiere il giro delle visite domiciliari e per ultimo raggiungeva l’Ospedale Civico.
Nell’esercizio professionale non fu affatto venale ma molto generoso, tanto da distribuire a chi ne aveva bisogno oltre ai soldi per le medicine per acquistare anche generi alimentari. Per le sue attività avrebbe potuto accumulare un discreto patrimonio ma data la sua grande generosità morì povero all’età di 73 anni il 19 marzo 1902, si dice che le spese del funerale sono state offerte spontaneamente dai cittadini.

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Padre Antonio Jerone (1879-1946) https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/padre-antonio-jerone-1879-1946/ Tue, 24 Dec 2019 08:33:49 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2354 Nacque a Gangi il 27 aprile 1879 e mostrò fin da giovane una spiccata inclinazione per il disegno e un grande amore per l’ideale francescano, che abbracciò diciannovenne nel convento di Favara. Venne ordinato Sacerdote il 28 maggio 1904. L’anno dopo ottenne di essere trasferito a Firenze per frequentare i corsi dell’Accademia delle Belle Arti sotto la guida di valenti maestri. Fu per breve tempo nel convento di Ognissanti poi in quello di S. Leone poi fu chiamato in Egitto, in Palestina e nell’America Latina dove lasciò tracce della sua arte inconfondibile. Nel 1946 fu colpito da emiplegia destra, in seguito ad un attacco cerebrale, quindi la mano tanto operosa si immobilizzò non consentendo all’artista di esprimersi e di comunicare attraverso il linguaggio figurativo. Colpito da broncopolmonite, il 29 febbraio 1956 morì nel convento di Ognissanti a Firenze. E’ molto difficile dire quanto abbia dipinto P. Jerone, lo ignorava anche lui tanto copiosa fu la sua produzione. In terra Santa accanto ai grandi quadri, tra i quali va ricordata la personale interpretazione del “Purgatorio”, dispose bozzetti di vita orientale e freschissimi paesaggi. Tra i primi lavori ricordiamo quello destinato al Convento di Castel di Lucio “Madonna Confidente” nel quale la Vergine è assisa su un trono splendente, degnamente l’omaggio di un’anima prostrata ai suoi piedi.

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Nacque a Gangi il 27 aprile 1879 e mostrò fin da giovane una spiccata inclinazione per il disegno e un grande amore per l’ideale francescano, che abbracciò diciannovenne nel convento di Favara.

Venne ordinato Sacerdote il 28 maggio 1904. L’anno dopo ottenne di essere trasferito a Firenze per frequentare i corsi dell’Accademia delle Belle Arti sotto la guida di valenti maestri. Fu per breve tempo nel convento di Ognissanti poi in quello di S. Leone poi fu chiamato in Egitto, in Palestina e nell’America Latina dove lasciò tracce della sua arte inconfondibile.

Nel 1946 fu colpito da emiplegia destra, in seguito ad un attacco cerebrale, quindi la mano tanto operosa si immobilizzò non consentendo all’artista di esprimersi e di comunicare attraverso il linguaggio figurativo. Colpito da broncopolmonite, il 29 febbraio 1956 morì nel convento di Ognissanti a Firenze.

E’ molto difficile dire quanto abbia dipinto P. Jerone, lo ignorava anche lui tanto copiosa fu la sua produzione.
In terra Santa accanto ai grandi quadri, tra i quali va ricordata la personale interpretazione del “Purgatorio”, dispose bozzetti di vita orientale e freschissimi paesaggi.

Tra i primi lavori ricordiamo quello destinato al Convento di Castel di Lucio “Madonna Confidente” nel quale la Vergine è assisa su un trono splendente, degnamente l’omaggio di un’anima prostrata ai suoi piedi.

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F.lli Bongiorno (sec. XVIII) https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/2351-2/ Tue, 24 Dec 2019 08:32:52 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2351 Furono gli artefici prestigiosi, ognuno nel proprio campo di attività, di un luminoso periodo storico della città di Gangi; a gran merito vanno annoverati tra gli uomini insigni della città. Francesco Benedetto Bongiorno, barone di Cacchiamo, Rolica e Capuano. Uomo colto e letterato, diede impulso, insieme al fratello Gandolfo Felice, all’Accademmia degli Industriosi alla quale, dalla metà del Settecento, presero parte numerosi personaggi della cultura siciliana ( fra questi Vito Amico ed il Marchese di Villabianca). La sua biblioteca, rinomata e ben fornita, fu messa dallo stesso Francesco Benedetto a disposizione di chiunque volesse apprendere. Contribuì a sue spese al restauro di numerose chiese gangitane e fu promotore dell’apertura di un teatro pubblico, finanziato da lui stesso. Gandolfo Felice Bongiorno. Penultimo di 11 figli, fu l’anima culturale della Gangi del Settecento. Architetto, letterato, erudito e uomo di cultura insieme al fratello Francesco Benedetto istituì la prestigiosa Accademmia degli Industriosi per la quale pubblicò alcune opere in versi. Fu artefice del restauro e della ricostruzione di numerose chiese a Gangi e nelle Madonie.

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Furono gli artefici prestigiosi, ognuno nel proprio campo di attività, di un luminoso periodo storico della città di Gangi; a gran merito vanno annoverati tra gli uomini insigni della città. Francesco Benedetto Bongiorno, barone di Cacchiamo, Rolica e Capuano.

Uomo colto e letterato, diede impulso, insieme al fratello Gandolfo Felice, all’Accademmia degli Industriosi alla quale, dalla metà del Settecento, presero parte numerosi personaggi della cultura siciliana ( fra questi Vito Amico ed il Marchese di Villabianca). La sua biblioteca, rinomata e ben fornita, fu messa dallo stesso Francesco Benedetto a disposizione di chiunque volesse apprendere.
Contribuì a sue spese al restauro di numerose chiese gangitane e fu promotore dell’apertura di un teatro pubblico, finanziato da lui stesso.

Gandolfo Felice Bongiorno. Penultimo di 11 figli, fu l’anima culturale della Gangi del Settecento. Architetto, letterato, erudito e uomo di cultura insieme al fratello Francesco Benedetto istituì la prestigiosa Accademmia degli Industriosi per la quale pubblicò alcune opere in versi.

Fu artefice del restauro e della ricostruzione di numerose chiese a Gangi e nelle Madonie.

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Giuseppe Fedele Vitale (1734-1789) https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/giuseppe-fedele-vitale-1734-1789/ Tue, 24 Dec 2019 08:32:23 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2349 Tra i più illustri esponenti della cultura gangitana; venne molto apprezzato nelle Accademie del buon Gusto, degli Ereini e degli Uniti di Cortona per la sua dottrina e la sua facile vena poetica. La sua opera magna è “La Sicilia Liberata”, poema epico di trentatre canti. Celebrato tuttora dalle nuove generazioni per il suo operato, l’Associazione “Progetto Gangi” a lui ha dedicato le 4 edizioni del premio di poesia “Giuseppe Fedele Vitale”.

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Tra i più illustri esponenti della cultura gangitana; venne molto apprezzato nelle Accademie del buon Gusto, degli Ereini e degli Uniti di Cortona per la sua dottrina e la sua facile vena poetica.
La sua opera magna è “La Sicilia Liberata”, poema epico di trentatre canti.
Celebrato tuttora dalle nuove generazioni per il suo operato, l’Associazione “Progetto Gangi” a lui ha dedicato le 4 edizioni del premio di poesia “Giuseppe Fedele Vitale”.

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