Cose da fare Archivi - Comune di Gangi https://www.comune.gangi.pa.it/argomento-turismo/cose-da-fare/ Un nuovo sito targato WordPress Wed, 22 Jan 2020 12:53:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 Ufficio Turistico https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/ufficio-turistico/ Tue, 07 Jan 2020 16:59:34 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2447 Orari – aperto tutti i giorni escluso il lunedì mattina: 09,00 – 13,00 pomeriggio: 15,30 -19,30 Telefono: 0921/501471 e-mail: uffturisticogangi@libero.it

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Orari – aperto tutti i giorni escluso il lunedì

mattina: 09,00 – 13,00

pomeriggio: 15,30 -19,30

Telefono: 0921/501471

e-mail: uffturisticogangi@libero.it

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Carnevale https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/carnevale/ Wed, 01 Jan 2020 15:54:40 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=196 A Cravaccata Martedì di Carnevale A Cravaccata L’origine della manifestazione coincide con quelle che si svilupparono in Europa nel XVIII sec., e l’originalità di quella gangitana ha fatto si che venisse inserita nel calendario delle manifestazioni nazionali. Consiste in una sfilata di cavalieri mascherati e carri allegorici che percorrono le vie del centro storico fino ad arrivare in Piazza del Popolo, dove ha luogo la premiazione dei vincitori. La giuria è costituita da rappresentanti dell’amministrazione comunale, della Pro-Loco e delle Associazioni operanti nel paese. La stessa si svolge il Martedì di Carnevale a conclusione di un’attività di carattere ricreativo che prevede in particolare il “Carnevale dei Bambini” serate danzanti che si svolgono a partire da Dicembre fino appunto a questa data.

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A Cravaccata Martedì di Carnevale

A Cravaccata

L’origine della manifestazione coincide con quelle che si svilupparono in Europa nel XVIII sec., e l’originalità di quella gangitana ha fatto si che venisse inserita nel calendario delle manifestazioni nazionali.

Consiste in una sfilata di cavalieri mascherati e carri allegorici che percorrono le vie del centro storico fino ad arrivare in Piazza del Popolo, dove ha luogo la premiazione dei vincitori. La giuria è costituita da rappresentanti dell’amministrazione comunale, della Pro-Loco e delle Associazioni operanti nel paese.

La stessa si svolge il Martedì di Carnevale a conclusione di un’attività di carattere ricreativo che prevede in particolare il “Carnevale dei Bambini” serate danzanti che si svolgono a partire da Dicembre fino appunto a questa data.

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Domenica delle Palme https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/domenica-delle-palme/ Tue, 31 Dec 2019 16:01:58 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=206 Domenica delle Palme Domenica precedente la Pasqua Profondamente radicata nella tradizione popolare religiosa, la Domenica delle Palme, a Gangi, segna l’inizio delle celebrazioni della Settimana Santa. Una delle sue caratteristiche è l’immutata ripetitività di antichi gesti, di cui sono protagoniste le Confraternite del luogo. Queste, verso le ore 7,00 della mattina della domenica prima di Pasqua, si danno appuntamento nella chiesa della Confraternita di turno (scelta, fin dall’antichità, in base ad un sorteggio che prevede un rigido ordine ciclico) dove si procederà alla spartizione delle palme (assegnate con estrazione a sorte) e quindi all’allestimento delle “Grandi Palme” da portare in processione con fiori, rami di datteri e simboli sacri realizzati artigianalmente, utilizzando le stesse palme, più le “Crocette d’azona” (legno di rovo) preparate fin dalla prima domenica di Quaresima. Contemporaneamente si assiste alla vestizione dei confrati, alcuni con una tunica bianca coperta da un mantello (che ha un colore diverso per ogni singola confraternita), altri con il classico “abitino”, mentre “i tamburinara” indossano le preziose “Rubriche”, antichi abiti settecenteschi ricamati a mano con l’utilizzo di oro e argento. Finiti i preparativi, verso le ore 9,30 parte la processione, che si snoda secondo un rigido protocollo: in testa la confratenita più giovane (quella di San Giuseppe dei Poveri), per ultima la più antica (quella del SS.Salvatore). Dietro ogni “Grande Palma”, portata a spalla, sfilano i confratelli preceduti dai “tamburinara” che annunciano l’arrivo della processione. Il tragitto per le vie del paese vede come prima tappa la Chiesa Madre, dove le Palme vengono benedette, dopo di che la processione riparte per raggiungere la chiesa del S.S. Salvatore, sede della Confraternita più antica dove si proclama solennemente il brano evangelico dell’entrata di Gesù a Gerusalemme. La processione si conclude a mezzogiorno nuovamente nella Chiesa Madre, dove prima di assistere alla Santa Messa, i “tamburinara” daranno luogo ad una spettacolare esibizione ritmica mentre si assiste al suggestivo ingresso delle grandi palme sotto gli archi di accesso della Chiesa Madre. Foto della festività

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Domenica delle Palme
Domenica precedente la Pasqua

Profondamente radicata nella tradizione popolare religiosa, la Domenica delle Palme, a Gangi, segna l’inizio delle celebrazioni della Settimana Santa.

Una delle sue caratteristiche è l’immutata ripetitività di antichi gesti, di cui sono protagoniste le Confraternite del luogo. Queste, verso le ore 7,00 della mattina della domenica prima di Pasqua, si danno appuntamento nella chiesa della Confraternita di turno (scelta, fin dall’antichità, in base ad un sorteggio che prevede un rigido ordine ciclico) dove si procederà alla spartizione delle palme (assegnate con estrazione a sorte) e quindi all’allestimento delle “Grandi Palme” da portare in processione con fiori, rami di datteri e simboli sacri realizzati artigianalmente, utilizzando le stesse palme, più le “Crocette d’azona” (legno di rovo) preparate fin dalla prima domenica di Quaresima.

Contemporaneamente si assiste alla vestizione dei confrati, alcuni con una tunica bianca coperta da un mantello (che ha un colore diverso per ogni singola confraternita), altri con il classico “abitino”, mentre “i tamburinara” indossano le preziose “Rubriche”, antichi abiti settecenteschi ricamati a mano con l’utilizzo di oro e argento.

Finiti i preparativi, verso le ore 9,30 parte la processione, che si snoda secondo un rigido protocollo: in testa la confratenita più giovane (quella di San Giuseppe dei Poveri), per ultima la più antica (quella del SS.Salvatore). Dietro ogni “Grande Palma”, portata a spalla, sfilano i confratelli preceduti dai “tamburinara” che annunciano l’arrivo della processione.

Il tragitto per le vie del paese vede come prima tappa la Chiesa Madre, dove le Palme vengono benedette, dopo di che la processione riparte per raggiungere la chiesa del S.S. Salvatore, sede della Confraternita più antica dove si proclama solennemente il brano evangelico dell’entrata di Gesù a Gerusalemme.

La processione si conclude a mezzogiorno nuovamente nella Chiesa Madre, dove prima di assistere alla Santa Messa, i “tamburinara” daranno luogo ad una spettacolare esibizione ritmica mentre si assiste al suggestivo ingresso delle grandi palme sotto gli archi di accesso della Chiesa Madre.

Foto della festività

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San Giuseppe https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/san-giuseppe/ Sat, 28 Dec 2019 15:57:55 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=199 “Fari a San Giuseppi”: la festività di San Giuseppe è molto sentita a Gangi. I festeggiamenti in onore del Santo cominciano alcune settimane prima con celebrazioni religiose, “i sittini”, e popolari. La festa è preceduta da una processione del Bambino Gesù (“U Bomminiddu”) per le vie del paese. Essa viene celebrata contemporaneamente, in due Chiese chiamate San Giuseppe dei “Ricchi” e San Giuseppe dei “Poveri”, dove viene distribuito ai fedeli “u pani di San Giuseppi” (panini benedetti offerti per voto, fatto da alcuni fedeli). Alcune settimane dopo con l’arrivo del bel tempo, a Gangi alcune famiglie per devozione usano “fari a San Giuseppi”; generalmente svolto nelle residenze di campagna, consiste nell’offrire alle persone un pranzo caratteristico (un tempo offerto solo ai poveri ) a base di pasta e lenticchie, baccalà fritto con contorno di finocchi bolliti, un’arancia, acqua e vino.

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“Fari a San Giuseppi”: la festività di San Giuseppe è molto sentita a Gangi. I festeggiamenti in onore del Santo cominciano alcune settimane prima con celebrazioni religiose, “i sittini”, e popolari. La festa è preceduta da una processione del Bambino Gesù (“U Bomminiddu”) per le vie del paese. Essa viene celebrata contemporaneamente, in due Chiese chiamate San Giuseppe dei “Ricchi” e San Giuseppe dei “Poveri”, dove viene distribuito ai fedeli “u pani di San Giuseppi” (panini benedetti offerti per voto, fatto da alcuni fedeli).
Alcune settimane dopo con l’arrivo del bel tempo, a Gangi alcune famiglie per devozione usano “fari a San Giuseppi”; generalmente svolto nelle residenze di campagna, consiste nell’offrire alle persone un pranzo caratteristico (un tempo offerto solo ai poveri ) a base di pasta e lenticchie, baccalà fritto con contorno di finocchi bolliti, un’arancia, acqua e vino.

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Lunedì dello Spirito Santo https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/lunedi-dello-spirito-santo/ Fri, 27 Dec 2019 16:04:38 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=215 Festa dello Spirito Santo Lunedì successivo alla Pentecoste Il culto attorno alla Sacra Immagine conservata nel Santuario dello Spirito Santo (sono solo due i Santuari dedicati allo Spirito santo in tutta Europa) riveste una enorme importanza per gli abitanti del luogo in quanto Esso è il protettore della città. Nella pietà popolare e devozionale dei gangitani e dei pellegrini dei paesi vicini, l’immagine dell’Eterno Padre assunse la connotazione particolare dello “Spirito Santo” in direzione dell’antico culto e della intitolazione della chiesa: una connotazione conservata ancora oggi in quella affascinante icona religiosa che tutti conoscono come “l’immagine dello Spirito Santo di Gangi” ed esaltata il lunedì di Pentecoste (retaggio della liturgia delle Chiesa orientale) nel quali si celebra, ormai da oltre 370 anni, la “Festa dello Spirito Santo” con la devota processione che vede oltre 40 icone lignee di Santi partire dalle chiese del Borgo per raggiungere il santuario ai piedi di Gangi e “correre” verso l’interno del santuario a rendere omaggio alla Spirito Santo. Una antica tradizione che probabilmente riflette quella “processione verso lo Spirito Santo” di cui parlava san Basilio Magno, vissuto nel IV secolo: nel suo Trattato sullo Spirito Santo egli postulava infatti che << come i corpi trasparenti e nitidi al contatto di un raggio diventano anch’essi molto luminosi ed emanano da se nuovo bagliore, così le anime che hanno in se lo Spirito e che sono illuminate dallo Spirito diventano anch’esse sante e riflettono la grazia sugli altri >>, e in una delle sue omelie illustrava soprattutto come i Santi <<corrono verso lo Spirito Santo>>. Un concetto, quello di san Basilio, che appare trasposto nella solennità del Lunedì dello Spirito Santo che si svolge ogni anno nel Santuario di Gangi e che conferma le radici antichissime e greco-orientali di questa festività: a Gangi, infatti, tale concetto viene da secoli rappresentato attraverso l’incedere processionale dei “Santi” verso lo Spirito Santo, ossia attraverso la lunga processione che snodandosi per le vie cittadine porta statue (rappresentazioni) dei Santi verso la chiesa dello Spirito Santo, ma soprattutto attraverso i cosiddetti miracoli di’ Santi, i quali entrano nel santuario con un ritmo tipico di danza ad esprimere, alla maniera degli ebrei, che alla vista di Gerusalemme intonavano inni di gioia e di letizia al Signore. Foto della festività  

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Festa dello Spirito Santo
Lunedì successivo alla Pentecoste

Il culto attorno alla Sacra Immagine conservata nel Santuario dello Spirito Santo (sono solo due i Santuari dedicati allo Spirito santo in tutta Europa) riveste una enorme importanza per gli abitanti del luogo in quanto Esso è il protettore della città.

Nella pietà popolare e devozionale dei gangitani e dei pellegrini dei paesi vicini, l’immagine dell’Eterno Padre assunse la connotazione particolare dello “Spirito Santo” in direzione dell’antico culto e della intitolazione della chiesa: una connotazione conservata ancora oggi in quella affascinante icona religiosa che tutti conoscono come “l’immagine dello Spirito Santo di Gangi” ed esaltata il lunedì di Pentecoste (retaggio della liturgia delle Chiesa orientale) nel quali si celebra, ormai da oltre 370 anni, la “Festa dello Spirito Santo” con la devota processione che vede oltre 40 icone lignee di Santi partire dalle chiese del Borgo per raggiungere il santuario ai piedi di Gangi e “correre” verso l’interno del santuario a rendere omaggio alla Spirito Santo.

Una antica tradizione che probabilmente riflette quella “processione verso lo Spirito Santo” di cui parlava san Basilio Magno, vissuto nel IV secolo: nel suo Trattato sullo Spirito Santo egli postulava infatti che << come i corpi trasparenti e nitidi al contatto di un raggio diventano anch’essi molto luminosi ed emanano da se nuovo bagliore, così le anime che hanno in se lo Spirito e che sono illuminate dallo Spirito diventano anch’esse sante e riflettono la grazia sugli altri >>, e in una delle sue omelie illustrava soprattutto come i Santi <<corrono verso lo Spirito Santo>>. Un concetto, quello di san Basilio, che appare trasposto nella solennità del Lunedì dello Spirito Santo che si svolge ogni anno nel Santuario di Gangi e che conferma le radici antichissime e greco-orientali di questa festività: a Gangi, infatti, tale concetto viene da secoli rappresentato attraverso l’incedere processionale dei “Santi” verso lo Spirito Santo, ossia attraverso la lunga processione che snodandosi per le vie cittadine porta statue (rappresentazioni) dei Santi verso la chiesa dello Spirito Santo, ma soprattutto attraverso i cosiddetti miracoli di’ Santi, i quali entrano nel santuario con un ritmo tipico di danza ad esprimere, alla maniera degli ebrei, che alla vista di Gerusalemme intonavano inni di gioia e di letizia al Signore.

Foto della festività

 

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Memorie e tradizioni nel “Borgo più bello d’Italia” https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/memorie-e-tradizioni-nel-borgo-piu-bello-ditalia/ Thu, 26 Dec 2019 15:06:43 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=97 Storia, cultura, gastronomia Gangi. Memorie e tradizioni nel “Borgo più bello d’Italia” è un viaggio fra le tradizioni e gli antichi sapori del borgo medievale, oggi anche Gioiello d’Italia, alla riscoperta delle eredità lasciateci dalle generazioni passate: ricordi, tramandati da padre a figlio e da madre a figlia, che identificano la comunità nella sua autentica essenza. Un momento di rievocazione storico-etno-gastronomica inderogabile per non disperdere la memoria del passato. Di un cibo legato indissolubilmente alla vita dei campi, alle abitudini agli usi ed ai costumi di una comunità.L’ edizioni ripercorrono le memorie e le tradizioni etniche e gastronomiche di uno dei periodi più floridi del borgo quando, a cavallo fra Ottocento e Novecento, con i suoi oltre 16.000 abitanti Gangi era il borgo più florido e popoloso delle Madonie: un’epoca in cui la vita agreste, pur con le sue contraddizioni, regolava il modus vivendi della comunità e della società siciliana. La manifestazione propone uno spaccato della vita quotidiana di quel periodo, la saggezza degli usi e dei costumi, la spontaneità dei bambini nei giochi di strada, la sapienza dei mestieri legati alla terra, la memoria orale, le abitudini quotidiane, le differenze sociali, i momenti che si fanno rito e non ultimo, i sapori di un passato non molto lontano ispirati e condizionati dalla civiltà contadina. In uno dei contesti ambientali più caratteristici del borgo – l’ampio scenario urbano compreso fra il castello ventimigliano, la chiesa della Catena e la piazza cittadina, la parte più antica e suggestiva del borgo medievale -, e lungo le sue strade, verranno dunque rievocati gli usi, le tradizioni e le abitudini gastronomiche con i piatti tipici del borgo, con numerosi figuranti in abbigliamento dell’epoca, frutto di una profonda quanto accurata ricerca storica. Info: http://memorieetradizioni.webnode.it

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Storia, cultura, gastronomia

Gangi. Memorie e tradizioni nel “Borgo più bello d’Italia” è un viaggio fra le tradizioni e gli antichi sapori del borgo medievale, oggi anche Gioiello d’Italia, alla riscoperta delle eredità lasciateci dalle generazioni passate: ricordi, tramandati da padre a figlio e da madre a figlia, che identificano la comunità nella sua autentica essenza. Un momento di rievocazione storico-etno-gastronomica inderogabile per non disperdere la memoria del passato. Di un cibo legato indissolubilmente alla vita dei campi, alle abitudini agli usi ed ai costumi di una comunità.L’ edizioni ripercorrono le memorie e le tradizioni etniche e gastronomiche di uno dei periodi più floridi del borgo quando, a cavallo fra Ottocento e Novecento, con i suoi oltre 16.000 abitanti Gangi era il borgo più florido e popoloso delle Madonie: un’epoca in cui la vita agreste, pur con le sue contraddizioni, regolava il modus vivendi della comunità e della società siciliana.

La manifestazione propone uno spaccato della vita quotidiana di quel periodo, la saggezza degli usi e dei costumi, la spontaneità dei bambini nei giochi di strada, la sapienza dei mestieri legati alla terra, la memoria orale, le abitudini quotidiane, le differenze sociali, i momenti che si fanno rito e non ultimo, i sapori di un passato non molto lontano ispirati e condizionati dalla civiltà contadina.

In uno dei contesti ambientali più caratteristici del borgo – l’ampio scenario urbano compreso fra il castello ventimigliano, la chiesa della Catena e la piazza cittadina, la parte più antica e suggestiva del borgo medievale -, e lungo le sue strade, verranno dunque rievocati gli usi, le tradizioni e le abitudini gastronomiche con i piatti tipici del borgo, con numerosi figuranti in abbigliamento dell’epoca, frutto di una profonda quanto accurata ricerca storica.

Info: http://memorieetradizioni.webnode.it

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Andrea Bonanno https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/2368-2/ Tue, 24 Dec 2019 08:37:20 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2368 Intagliatore lapideo, visse fra la seconda metà del XVII secolo ed il primo decennio del XVIII secolo. Faceva parte di una famiglia di scalpellini, marmorari e muratori. Nel 1576 partecipa insieme a Gaspare Bonanno (forse padre di Andrea) e ad altre maestranze, alla ricostruzione della chiesa di S. Caterina sotto il titolo dello Spirito Santo. Intorno al 1580 ne esegue i portali in pietra; ancora oggi in quello maggiore si vede la firma ME FECIT ANDREA BONANNO. Eseguì varie opere in pietra, soprattutto portali ma anche chiese e campanili, a Gangi e nelle Madonie, a Tusa, Collesano e perfino a Cefalù.

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Intagliatore lapideo, visse fra la seconda metà del XVII secolo ed il primo decennio del XVIII secolo. Faceva parte di una famiglia di scalpellini, marmorari e muratori.

Nel 1576 partecipa insieme a Gaspare Bonanno (forse padre di Andrea) e ad altre maestranze, alla ricostruzione della chiesa di S. Caterina sotto il titolo dello Spirito Santo. Intorno al 1580 ne esegue i portali in pietra; ancora oggi in quello maggiore si vede la firma ME FECIT ANDREA BONANNO.

Eseguì varie opere in pietra, soprattutto portali ma anche chiese e campanili, a Gangi e nelle Madonie, a Tusa, Collesano e perfino a Cefalù.

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Giuseppe Salerno https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/giuseppe-salerno/ Tue, 24 Dec 2019 08:36:49 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2366 Nacque a Gangi intorno al 1570; sembra che abbia appreso i primi rudimenti dell’arte pittorica da Pietro De Bellio originario di Enna, che lavorava a Gangi. Il Salerno abitava nel quartiere di San Paolo vicino la bottega del De Bellio e per questo la frequentava, come così pure il Vazzano. In Seguito il Vazzano si trasferì a Palermo dove frequentò la bottega del più rinomato pittore dell’epoca, Giuseppe Alvino detto il Sozzo. E’ possibile che anche il Salerno, in un primo tempo abbia frequentato gli ambienti artistici palermitani ma la sua città natale fu il centro della sua arte; qui nel 1598 sposò Vincenza d’Uro di Nicosia e qui, a Gangi, aprì una propria bottega. Spesso veniva chiamato per dipingere nei paesi vicini, dove firmava alcune opere con lo pseudonimo “Zoppo di Gangi“. Allora erano i nobili e il clero a commissionare queste opere, che oggi si trovano sparse in tutta la Sicilia. Morì nel 1633 e la sua salma si trova presso la chiesa della Madonna della Catena. Il suo capolavoro è il Giudizio Universale del 1629 conservato presso la chiesa madre di Gangi.

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Nacque a Gangi intorno al 1570; sembra che abbia appreso i primi rudimenti dell’arte pittorica da Pietro De Bellio originario di Enna, che lavorava a Gangi.

Il Salerno abitava nel quartiere di San Paolo vicino la bottega del De Bellio e per questo la frequentava, come così pure il Vazzano. In Seguito il Vazzano si trasferì a Palermo dove frequentò la bottega del più rinomato pittore dell’epoca, Giuseppe Alvino detto il Sozzo.

E’ possibile che anche il Salerno, in un primo tempo abbia frequentato gli ambienti artistici palermitani ma la sua città natale fu il centro della sua arte; qui nel 1598 sposò Vincenza d’Uro di Nicosia e qui, a Gangi, aprì una propria bottega.
Spesso veniva chiamato per dipingere nei paesi vicini, dove firmava alcune opere con lo pseudonimo “Zoppo di Gangi“. Allora erano i nobili e il clero a commissionare queste opere, che oggi si trovano sparse in tutta la Sicilia.

Morì nel 1633 e la sua salma si trova presso la chiesa della Madonna della Catena. Il suo capolavoro è il Giudizio Universale del 1629 conservato presso la chiesa madre di Gangi.

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Gaspare Vazzano https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/gaspare-vazzano/ Tue, 24 Dec 2019 08:36:10 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2364 Nacque a Gangi intorno agli anni 1560/65. Nel periodo dell’adolescenza frequentò la bottega di Pietro de Bellio assieme al Salerno, ma in seguito si trasferì a Palermo presso la bottega di Giuseppe Alvino detto il Sozzo; questa collaborazione durò per parecchi anni. Nel 1586 sposò un certa Agata de Basilio di Palermo e, divenuto ormai un vero e proprio maestro dell’arte pittorica, impiantò una propria bottega nell’antica strada di S. Domenico. Dai documenti dell’epoca viene ricordato come maestro Gaspare Bazano lo Zoppo. Produsse molte opere in tutta la Sicilia, a volte aiutato anche dal figlio Leonardo, anch’egli pittore. Il Vazzano lavorò assiduamente fino al 1624, anno in cui a Collesano firmò gli affreschi del cappellone della chiesa Madre, ultima opera conosciuta dell’artista che amava firmarsi lo Zoppo di Gangi.

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Nacque a Gangi intorno agli anni 1560/65.

Nel periodo dell’adolescenza frequentò la bottega di Pietro de Bellio assieme al Salerno, ma in seguito si trasferì a Palermo presso la bottega di Giuseppe Alvino detto il Sozzo; questa collaborazione durò per parecchi anni.

Nel 1586 sposò un certa Agata de Basilio di Palermo e, divenuto ormai un vero e proprio maestro dell’arte pittorica, impiantò una propria bottega nell’antica strada di S. Domenico. Dai documenti dell’epoca viene ricordato come maestro Gaspare Bazano lo Zoppo.

Produsse molte opere in tutta la Sicilia, a volte aiutato anche dal figlio Leonardo, anch’egli pittore. Il Vazzano lavorò assiduamente fino al 1624, anno in cui a Collesano firmò gli affreschi del cappellone della chiesa Madre, ultima opera conosciuta dell’artista che amava firmarsi lo Zoppo di Gangi.

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Filippo Quattrocchi (1738 – ) https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/filippo-quattrocchi-1738/ Tue, 24 Dec 2019 08:35:46 +0000 http://www.comune.gangi.pa.it/?post_type=turismo&p=2362 Filippo Quattrocchi, scultore ligneo gangitano attivo fra settecento ed ottocento, nacque in Gangi da Gandolfo Quattrocchi e da Rosalia Nicosia. Sulla data di nascita si presentarono dei dubbi, infatti sulla scia di quanto asserito dal Naselli, il quale, aveva ritenuto sufficiente l’atto di battesimo registrato il giorno 8 ottobre 1734 nel quale figurava un bimbo, figlio dei due coniugi Quattrocchi, di nome Giuseppe Filippo. Il ritrovamento di quell’atto fu dunque bastevole per dare al nostro artista una data di nascita certa. Un’ulteriore ricerca condotta dall’Architetto Salvatore Farinella, ha rinvenuto un atto di battesimo, successivo al primo di quattro anni, quest’ultimo inedito documento, datato 13 febbraio 1738, si riferisce ad un bambino, anch’esso nato da Gandolfo Quattrocchi e da Rosalia Nicosia, al quale vennero imposti i nomi di Filippo Cataldo Gioacchino. A questo punto appare certo ritenere proprio quest’ultimo atto come il più attendibile e nessun dubbio rimane sulla corretta data di nascita del nostro artista, riconducibile pertanto al 13 febbraio 1738; tanto è vero che il Rivelo presentato da Gandolfo Quattrocchi il 10 novembre 1747 conferma la presenza in famiglia sia di un primogenito di nome Giuseppe, di 12 anni, sia di un secondogenito Filippo che a quell’epoca ha 9 anni. Alla famiglia paterna di modeste condizioni si affiancava la famiglia materna più agiata e soprattutto più interessante in quanto il giovane Filippo aveva due zii materni, Nicolò (falegname) e Giovanni (pittore) presso le cui botteghe Filippo fece l’apprendista. Fin da bambino mostrò una spiccata tendenza per il disegno, abbozzando figurine ben fatte sui quaderni, sui muri o dovunque gli fosse capitato, e per la plastica, modellando in creta dei santini e dei cavalieri. Data la versatilità, il padre pregò l’Architetto Gandolfo Felice Bongiorno, il quale amorevolmente aderì all’invito di impartire al ragazzo lezioni di disegno. Filippo approfittò moltissimo di tale avviamento, che poi continuerà a Palermo presso il laboratorio di un solerte scultore del tempo. Qui il giovane Filippo divenne artista di scalpello. Tornato in Gangi, aprì lui stesso bottega ed iniziò la sua carriera. Da qui eseguiva le diverse committenze che arrivavano da Palermo, da diversi paesi dell’isola e specialmente dalla Madonie. Le opere erano per lo più destinate per le principali chiese, su incarico ed ad spesa delle relative confraternite. Tra le opere del Quattrocchi site in Gangi, annoveriamo il gruppo dell’Annunziata, nella chiesa di S. Maria, il quale, sia per la bellezza e la perfezione di linee sia per l’espressione delle figure sia per la naturalezza della scena, come per la pitturazione è stato proclamato il capolavoro. Segue la statua di San Gaetano nella chiesa della Madrice, la Vergine del Rosario nella chiesa della Catena, la Madonna degli agonizzanti nella chiesa di S. Cataldo, il Crocifisso dei Cappuccini (che porta sulla fascia, che ne copre i lombi la firma dell’autore), la Madonna della Catena nella chiesa omonima, la Madonna di Gibilmanna e S. Vito nella chiesa di S. Maria, S. Filippo e l’Angelo Custode nella chiesa del Salvatore, S. Domenico, S. Eligio, un piccolo S. Luigi e S. Antonio nella Madrice. Numerose e di gran pregio le opere destinate a molti paesi di Sicilia e come avevamo detto in precedenza nei paesi delle Madonie.

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Filippo Quattrocchi, scultore ligneo gangitano attivo fra settecento ed ottocento, nacque in Gangi da Gandolfo Quattrocchi e da Rosalia Nicosia.

Sulla data di nascita si presentarono dei dubbi, infatti sulla scia di quanto asserito dal Naselli, il quale, aveva ritenuto sufficiente l’atto di battesimo registrato il giorno 8 ottobre 1734 nel quale figurava un bimbo, figlio dei due coniugi Quattrocchi, di nome Giuseppe Filippo.
Il ritrovamento di quell’atto fu dunque bastevole per dare al nostro artista una data di nascita certa.
Un’ulteriore ricerca condotta dall’Architetto Salvatore Farinella, ha rinvenuto un atto di battesimo, successivo al primo di quattro anni, quest’ultimo inedito documento, datato 13 febbraio 1738, si riferisce ad un bambino, anch’esso nato da Gandolfo Quattrocchi e da Rosalia Nicosia, al quale vennero imposti i nomi di Filippo Cataldo Gioacchino.

A questo punto appare certo ritenere proprio quest’ultimo atto come il più attendibile e nessun dubbio rimane sulla corretta data di nascita del nostro artista, riconducibile pertanto al 13 febbraio 1738; tanto è vero che il Rivelo presentato da Gandolfo Quattrocchi il 10 novembre 1747 conferma la presenza in famiglia sia di un primogenito di nome Giuseppe, di 12 anni, sia di un secondogenito Filippo che a quell’epoca ha 9 anni.

Alla famiglia paterna di modeste condizioni si affiancava la famiglia materna più agiata e soprattutto più interessante in quanto il giovane Filippo aveva due zii materni, Nicolò (falegname) e Giovanni (pittore) presso le cui botteghe Filippo fece l’apprendista.

Fin da bambino mostrò una spiccata tendenza per il disegno, abbozzando figurine ben fatte sui quaderni, sui muri o dovunque gli fosse capitato, e per la plastica, modellando in creta dei santini e dei cavalieri. Data la versatilità, il padre pregò l’Architetto Gandolfo Felice Bongiorno, il quale amorevolmente aderì all’invito di impartire al ragazzo lezioni di disegno.

Filippo approfittò moltissimo di tale avviamento, che poi continuerà a Palermo presso il laboratorio di un solerte scultore del tempo. Qui il giovane Filippo divenne artista di scalpello.

Tornato in Gangi, aprì lui stesso bottega ed iniziò la sua carriera. Da qui eseguiva le diverse committenze che arrivavano da Palermo, da diversi paesi dell’isola e specialmente dalla Madonie. Le opere erano per lo più destinate per le principali chiese, su incarico ed ad spesa delle relative confraternite.

Tra le opere del Quattrocchi site in Gangi, annoveriamo il gruppo dell’Annunziata, nella chiesa di S. Maria, il quale, sia per la bellezza e la perfezione di linee sia per l’espressione delle figure sia per la naturalezza della scena, come per la pitturazione è stato proclamato il capolavoro.

Segue la statua di San Gaetano nella chiesa della Madrice, la Vergine del Rosario nella chiesa della Catena, la Madonna degli agonizzanti nella chiesa di S. Cataldo, il Crocifisso dei Cappuccini (che porta sulla fascia, che ne copre i lombi la firma dell’autore), la Madonna della Catena nella chiesa omonima, la Madonna di Gibilmanna e S. Vito nella chiesa di S. Maria, S. Filippo e l’Angelo Custode nella chiesa del Salvatore, S. Domenico, S. Eligio, un piccolo S. Luigi e S. Antonio nella Madrice.
Numerose e di gran pregio le opere destinate a molti paesi di Sicilia e come avevamo detto in precedenza nei paesi delle Madonie.

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